La scena assoluta

Robert Louis Stevenson, che era un grande critico oltre che un geniale narratore, chiamava “scene assolute” quelle che leggendo un libro si fissano per sempre nella mente del lettore. “Soddisfano”, diceva, “in un sol colpo tutte le nostre capacità di piacere e di partecipazione, le adottiamo subito dentro di noi, e niente e nessuno potrà in seguito cancellarne o attutirne l’effetto”. E’ la “forza plastica” della letteratura che traduce concetti ed emozioni in atti concreti. Come la letteratura, anche il grande cinema è ricco di scene assolute Il volume, curato da Ernesto Franco, raccoglie dieci scene assolute cinematografiche (da La donne che visse due volte a Un dollaro d’onore, da Ladri di biciclette a Il mucchio selvaggio) scritte da dieci grandi scrittori italiani: BAJANI, BARICCO, COTRONEO, DE SILVA, LUCARELLI, MAZZUCCO, MURGIA, PICCOLO, STARNONE, VINCI.  

Storia della filosofia digitale. Profeti e battaglie nella rete

 

“Bob, come un pifferaio magico, con una sinfonia di sferragliare infernale, radunava attorno a sé gruppi di giovani ai quali propinava mirabolanti lezioni di informatica e buona musica nei piano-bar della zona. La combriccola crebbe a tal punto che decise di pubblicare le cronache di questo singolare movimento di appassionati utopici della rivoluzione digitale: fu così che diedero vita al giornale People’s Computer Company. Il nome era stato scelto in onore della Big Brother and the Holding Company, gruppo musicale dell’icona di Woodstock Janis Joplin. L’incipit del primo numero esprimeva a pieno quest’anima ribelle: ‘I computer vengono prevalentemente usati contro il popolo e non per il popolo. Sono utilizzati per controllare il popolo invece che per liberarlo. È il momento di cambiare tutto ciò. Quello che ci serve è una… People’s Computer Company’”.

Un viaggio narrativo che ripercorre i pensieri, le storie, i personaggi e le battaglie che hanno popolato lo scenario del nuovo mondo digitale, tra Hakers, Robot, Big Data, Social Network e AI.

 

Elena Putti è dottore di ricerca in Digital Humanities è docente universitaria a contratto.

 

La Shoah spiegata i ragazzi

Questo libro si propone di spiegare alle nuove generazioni quello che a molti giovani di oggi appare forse inspiegabile: come è stato possibile che nel cuore della civile Europa milioni di uomini, donne e bambini siano stati sterminati solo perché ebrei? Quali furono le ragioni profonde che spinsero i nazisti a pianificare uno dei più grandi genocidi della storia dell’umanità? Consapevole che chi non conosce il proprio passato è destinato a riviverlo, l’autrice cerca di rispondere a queste domande, fornendo al lettore, e in particolare agli studenti delle scuole superiori, per i quali il libro è stato pensato, tutte le informazioni e gli strumenti culturali per poter comprendere un evento così tragico, e ricostruendo con rigore e lucidità le tappe di un percorso che dallo strisciante antisemitismo di inizio Novecento conduce ai forni crematori e alle camere a gas.

 

FRANCESCA R. RECCHIA LUCIANI insegna Storia delle filosofie contemporanee all’Università di Bari Aldo Moro ed è coordinatrice del Dottorato nazionale in Gender Studies. Per il melangolo ha curato e introdotto il libro di Joza Karas, La musica a Terezín (2011) e Opporsi al negazionismo (2013). È autrice della monografia: Jean-Luc Nancy. Il corpo pensato, Feltrinelli, 2022.

Filosofia da divano

Il divano è sacro, ed è la più grande invenzione di tutti i tempi. Sì, perché prima che il divano entrasse nelle nostre vite (dal XVIII secolo in poi) non esisteva alcun pretesto per rifiutarsi di lavorare e iniziare a rilassarsi. Anche perché il letto, con buona pace di Proust che lo usava come ufficio, è fatto per dormire. Il divano invece è la manifestazione terrena dell’idea metafisica di rilassamento. E non è un caso che si chiami proprio “divano”, per il piacere divino che comporta adagiarsi sui suoi soffici cuscini. Quella “a” al posto della “i” non deve far titubare: il primo uomo che si sedette su un divano, associando questo oggetto al divino, dette voce alla sua illuminazione. Ecco perché, come dice uno dei principi dell’ozio quale Emil Cioran: “Molti spiriti hanno scoperto l’Assoluto perché c’era un divano nei dintorni”. Un libro travolgente, comico e profondo, che ci invita a rimettere in discussione l’imperativo a produrre, a lavorare, a essere efficienti, e a prendere la vita con lentezza. “È l’inattività, la pace, l’ozio ciò che ricerca realmente l’uomo. Tanto è vero che i ricconi sono oziosi, siamo noi a continuare a lavorare per loro”.

 

STEFANO SCRIMA è filosofo e studioso di pop culture. Ha scritto per Castelvecchi: Digito dunque siamo (2019) e Socrate su Facebook (2018); per Arcana: L’arte di sfasciare le chitarre (2021); per Stampa Alternativa: L’arte di soffrire (2018) e Nauseati (2016); per Ortica: Sette vite non bastano (2022) e Vani tentativi di vendere l’anima al diavolo (2020); per Colonnese: L’arte di disobbedire raccontata dal diavolo (2020). Con Il Melangolo ha pubblicato: Filosofi all’Inferno (2019), Il filosofo pigro (2017) e Filosofia di Fantozzi (2022).

 

Guerriglia nei Castelli Romani

“La mia speranza e il mio impegno sono oggi rivolti a far sì che l’odio dell’uomo
verso l’uomo scompaia per sempre” (Pino Levi Cavaglione)

Considerava, Pino, la Resistenza italiana “una delle più belle e nobili pagine della
storia dei Paesi oppressi dal nazismo”. Ma per quanto riguarda il suo personale
contributo a questa pagina – che pure fu notevole – si tenne sempre lontano dalla
retorica, fedele alla posizione identificata da Cesare Pavese nella sua recensione al
libro: “Non predica, non fa lezione di storia o di eroismo, né a sé né agli altri” (Raffaele Mastrolonardo).

 

Giuseppe Levi Cavaglione (Genova, 1911-1971) iniziò la sua attività politica nel movimento
Giustizia e Libertà e nel 1937 fu ospite di Carlo Rosselli a Parigi. Arrestato dal regime nel
1938, venne sottoposto per cinque anni al confino e all’internamento. Liberatosi nel luglio del
1943 alla caduta del governo Mussolini, nel settembre dello stesso anno abbracciò la
Resistenza nei Castelli Romani dove divenne responsabile militare di tutte le bande dell’area.
Dopo la guerra tornò a Genova per riprendere la carriera di avvocato. Nelle deportazioni
naziste perse i genitori e una decina di parenti della sua famiglia allargata. Morì suicida nel
1971. Cesare Pavese definì Guerriglia nei Castelli Romani “un caso speciale” e “un libro di
stile”. Nel 1961 Nanni Loy diresse Un giorno da leoni, film sulla Resistenza il cui episodio
centrale è l’attentato al Ponte Sette Luci della ferrovia Roma-Formia, l’azione più eclatante
condotta dalle squadre partigiane guidate da Levi Cavaglione.

Filosofia degli anni ’80

Gli anni Ottanta sono stati l’incarnazione del Bene sotto forma di merce. Un Bene, tuttavia, separato da qualsiasi forma di verità. Questo “Bene” poteva mentire, e anche molto. Perché il suo unico scopo era fare stare bene. Invicta, Swatch, Nike e tanti altri non erano solo marchi. Sembravano capirti, solo loro, nel momento in cui stavi crescendo, o donarti un'”aura”, a te che non l’avevi mai avuta.

 

TOMMASO ARIEMMA, filosofo, insegna Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. È autore, tra gli altri, di La filosofia spiegata con le serie TV, Mondadori, 2017, Filosofia degli anni ’80, il melangolo, 2019 e L’Occidente messo a nudo, Luca Sossella, 2019; Dark Media. Cultura visuale e nuovi media; Platone Showrunner, Meltemi, 2022. Regole filosofiche per scrivere la serialità, Audino, 2022.

 

Filosofia di Stranger Things

“Nessuna persona può rimuovere l’oscuro che intrama le nostre vite, il dolore che le costituisce, si può tutt’al più ambire ad arginarlo o risignificarlo con l’aiuto di altre persone. Come la narrazione di Stranger Things mette sempre in scena, non vi è verità se non nella relazione, non c’è forza d’azione se non nella collettività. E sebbene il buio freddo del Sottosopra non sembri poter essere annientato, esplorare le dimensioni che, come questa, sono senza luce permette di sviluppare confidenza con la complessità e così di imparare a riorientarsi nell’intreccio di male che caratterizza la realtà nel suo divenire”.

 

Selena Pastorino (Genova 1986) è Dottoressa di ricerca in filosofia e docente liceale di Filosofia e Storia. Per i tipi del melangolo ha pubblicato: Filosofia della danza (2019); Filosofia della maternità (2021). E’ Autrice tra gli altri di Black Mirror. Narrazioni filosofiche, Mimesis, 2019 (con F. Lammoglia); Il male quotidiano. Incursioni filosofiche nell’horror, Rogas, 2022 (con D. Navarria).